Celtic Corner by Mauro Raccasi

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Il perchè di una serie di romanzi storici

Non pensate a motivazioni strane. O -al contrario- talmente poco strane da risultare tanto ovvie quanto banali o scontate.

Me lo sento chiedere molte volte. E il motivo principale per cui scrivo romanzi storici è solo uno: passione. Passione nel ricreare atmosfere e stili di vita che non esistono più e basate su ricerche personali o bibliografiche, passione per dare al lettore ciò che desidera senza mai cercare d'ingannarlo rifilandogli una storiella già vista o -peggio- mediocrità e incongruenze non solo nella trama e nei colpi di scena, ma soprattutto nelle ricostruzioni e nella veridicità (o fattibilità) degli eventi. Il lettore d'oggi non è più uno stupido babbeo credulone, che ingoia amo e lenza. E' in media una persona colta, appassionata di libri, che ama approfondire (dunque attento ai dettagli). E' uno che per una tal sera sceglie di leggere un mio libro preferendo qualche pagina scritta a un programma TV più snello, ma anche più superficiale. Giustamente non mi perdonerebbe una mancanza di credibilità (che è poi una delle doti portanti di un buon autore di editoria o di cinema) se mettessi porte alle case nel 1600 a.C. o tendine ricamate alle finestre nel V sec. Cerco di essere sorprendente nella trama, magari con la presunzione di poter insegnare qualcosa facendo divertire: la vita, il lavoro, sono già abbastanza duri o condizionanti così come sono; se leggere un libro (tra l'altro pagato caro) dev'essere una tortura, io stesso sono il primo a suggerire di dedicarsi allo sport, alla tele, a una passeggiata magari in piacevole (o dolce) compagnia. Ne guadagnerete in salute.

Naturalmente ci sono altre motivazioni secondarie. <<Bisogna essere pazzi, per fare gli scrittori. La loro sola compensazione è un'assoluta libertà. Il loro unico padrone è la loro anima ed è per questo che hanno fatto questa scelta, ne sono certo>>. Non sono parole mie (magari fossi bravo come lui!), ma del mio ben più illustre collega Roald Dahl nel suo bellissimo libro per ragazzi 'Boy', ed. Salani, pag. 183.
Ma il romanzo storico è un convivente difficile. Pretende. E' restio a capire che siamo nel XXI secolo. Vuole un linguaggio tutto suo che si adatti all'epoca di cui si scrive. E tecnicamente questo vuol dire andare contro natura: ogni frase, ogni parola, ogni costruzione verbale che lo scrittore (del giorno d'oggi) deve affrontare, lo porta a calarsi in una situazione linguistica ben differente da quella per lui naturale. Ogni dialogo va rivisto, ripassato al pettine come se lo scrittore fosse lì, presente in quell'epoca, parlando in tutt'altro modo, usando vocaboli spesso desueti (ma non troppi o si cade nel risibile coi lettori d'oggi), termini astrusi ma riferiti a quell'etnia. Un esempio? Dimenticatevi il termine 'colossale' se siete in un'epoca antecedente la Romanità classica: significa imponente o maestoso, ma deriva da 'Colosseo'… <<Dopo due ore passate a scrivere, il romanziere si sente completamente svuotato. Durante quelle due ore s'è trovato mille miglia lontano, in un altro luogo, in compagnia di gente totalmente diversa, e lo sforzo che deve fare per tornare indietro, a nuoto, nel presente, è assai grande. E' quasi un trauma. Lo scrittore esce dal suo studio mezzo inebetito…>> E' sempre Dahl a dirlo, uno che di queste cose doveva intendersene.
In tanti mi chiedono consigli o pareri tecnici. Non è questa la sede per discuterne, ma ci sarebbe da riempire un saggio per le stampe.

Infine mi sento spesso domandare il perché dei Celti. E' semplice e complesso da spiegare, al tempo stesso. Dimostrarvi che con il mio stupore ho ragione ed ho fatto opera buona nello scegliere quest'etnìa. La mia perplessità deriva proprio dalla sorpresa in cui è intrisa questa domanda di giornalisti, intervistatori, amici, ecc. Siamo in Italia, sto scrivendo in italiano, chi legge queste righe dev'essere dunque come me. Eppure la maggioranza della gente tende a dimenticare che le origini di chi scrive e di chi legge sono molto probabilmente celtiche, che le radici più profonde del suo genoma affondano proprio in quest'etnia di origine indoeuropea, che nel 4.000 a.C. mosse in una diaspora che partiva dalla valle del Danubio per diffondersi in tutta l'Europa, colonizzandola, accomunandola con usi, costumi, tradizioni. Naturalmente anche in Italia. Giunse poi la macchina da guerra ben oliata e ancor meglio organizzata dei Romani, una cultura successiva e superiore, che ne ebbe ragione.

L'Europa comunitaria ci sembra una grande conquista anche se non è nemmeno storia, è cronaca -talmente è recente- dimenticando che c'era già qualcosa di simile nei secoli avanti Cristo. Già al tempo dei faraoni e delle piramidi egizie, questi Celti proto-europei costruivano Stonehenge, megaliti e cromlech, organizzavano società evolute con parità di diritti per la donna e un moderno divorzio, realizzavano manufatti e piccoli capolavori d'arte orafa come ha dimostrato la recente mostra di Palazzo Grassi a Venezia, amavano e celebravano la natura perché in simbiosi con essa, con questa madre terra che oggi per negligente comodità ci scordiamo di rispettare.

E noi quest'eredità ce la portiamo nel DNA. Per fortuna. Attenzione a non soffocare certi ricordi: sono insegnamenti attuali. In fondo siamo solo ospiti passeggeri di questo splendido pianeta in moto perpetuo. E noi ci scontriamo troppo spesso gli uni con gli altri dimenticandocelo; un po' come un branco di pulci sulla groppa d'un cane che s'azzannassero a morte per stabilire di chi è il cane.

     
 
  In libreria:
•  I Guerrieri dei Fiordi
Ediz. PIEMME (2007)

E' uscito il 1 Gennaio 2007, in tutte le librerie d’Italia e della Svizzera italiana, il nuovo romanzo storico di Mauro Raccasi
  Il Guerriero di Stonehenge
Ediz. PIEMME (2006)

 
•  Il Regno di Conan
Ediz. PIEMME (2005)
•  Il Romanzo dei Celti - La Spada del Druido
Ediz. PIEMME (2004)









 
  L'intervista di irlandia.it
•  intervista
       
  L'intervista di 'Keltika'-Giugno '05  
  Intervista pagg. 30 - 31 - 32 - 33  
  www.emmek-keltika.it  
       
  Articolo sui Celti guida 'Irlanda'  
    di Alessandro Gandolfi  
   
  Irlanda - ed. CLUP-De Agostini  
       
  Corriere della Sera - 28/06/2005  
  'Il segreto dei Celti, popolo misterioso'  
 
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